Napoli, passeggiate di carta e matite
A spasso per Napoli con l'artista Mary Cinque
Napoli città di colori. Napoli città di passaggi. Colori e passaggi che cambiano in base alle stagioni, a quanto di fretta si cammina per strada, a quanto in alto (o in basso) si poggia lo sguardo sui palazzi per strada. Ma Napoli cambia soprattutto dal suo interno o meglio cambia la percezione che dona di sé nei diversi punti in cui viene attraversata. Può succedere allora di percorrere delle strade e nel giro di pochi minuti di ritrovarsi catapultati in atmosfere diverse e sentire e vedere il cambiamento dei toni della voce e i volti delle persone. Ogni volta in maniera differente.
Non c'è mai una sola strada per arrivare da un posto ad un altro. Questa regola vale ancora di più a Napoli e lo sa bene l'artista Mary Cinque che per passione e per lavoro disegna ciò che la circonda ogni giorno mentre cammina. E se esistono infinite combinazioni di percorsi per arrivare in un posto, esisteranno infinite percezioni ed impressioni per ogni posto.
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Dal centro-centro, al centro, ad un altro centro
Ingrandisci il disegnoQuanti centri esistono a Napoli? Tutto è relativo, anche questa nozione. Con Mary partiamo dal centro storico, nell'incrocio tra cardini e decumani sull'antica pianta romana della città, da Largo Corpo di Napoli quasi perfettamente in mezzo a Spaccanapoli, la strada che unisce, anche solo con lo sguardo, la stazione della città porta ideale di Napoli, alla collina di San Martino e alla Certosa. Il tufo grigio scuro dei palazzi si staglia sugli spicchi di cielo libero che quando è terso incornicia perfettamente le merlature e le statue dei santi sulle mille chiese.
Qui l'iconografia è quella classica, corde con il bucato ad asciugare, botteghe che dall'interno si espandono sui marciapiedi, brulichio di persone, cibo di strada. L'impressione è quella della fretta ma una fretta apparente.
Il centro, pietra bianca e rigore
Ingrandisci il disegnoE' l'ampiezza del cielo che cambia e che fa avvertire il nuovo passaggio: diminuiscono i palazzi in tufo, aumentano marmo e pietra bianca che riflettono la luce nelle giornate di sole. Il confine ideale, il metà percorso della nostra passeggiata con Mary, è il grande palazzo delle poste, nero e bianco, di epoca fascista, bellissimo nella sua linearità e nel suo rigore che fa da guardia agli altri edifici con le stesse caratteristiche che lo circondano.
Zona di uffici e di lavoro, la sua linearità di contrappone in maniera forte ai palazzi di via Toledo e Corso Umberto, di nuovo in tufo con le corti che sono vere e proprie fioriture interne.
L'altro centro di alberi e giardini
Ingrandisci il disegnoPoi si cambia ancora strada e quindi percezione: gli alberi aumentano a sul finire di via Chiaia formano quasi un tunnel verde dove sedersi sulle panchine in pietra ad osservare le persone che guardano le vetrine dei negozi. La strada continua, in salita, su via Filangieri con i suoi marciapiedi stretti e le boutique eleganti che si susseguono una dopo l'altra mentre i palazzi hanno balconi di ferro battuto e imposte verdi e dalle finestre si intravedono quadri e lampadari in vetro pregiato che pendono dai soffitti bianchi. L'arrivo in Piazza Amedeo è un ennesimo cambio di scena: il verde e i palazzi coincidono quasi alla perfezione e dall'imbocco della metropolitana, come dall'antro della Sibilla Cumana, appaiono e scompaiono le persone mentre le strada continua ad inerpicarsi un po' più solitaria, l'inizio di un altro percorso, costeggiando i palazzi bassi del Parco Margherita tra palme, balconi in pietra e ringhiere verdi.
La foto di Mary all'opera è di Lucio Carbonelli
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